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GENESI DI UN CONFLITTO

11/03/2022 09:57

Leonardo Caponi

Politica internazionale,

GENESI DI UN CONFLITTO

Guardando realisticamente e onestamente al conflitto in Ucraina, si deve convenire sul fatto che esso è, prevalentemente, causato dall'espansionismo...

Guardando realisticamente e onestamente al conflitto in Ucraina, si deve convenire sul fatto che esso è, prevalentemente, causato dall'espansionismo euroatlantico e della Nato che sono riuscite a creare le condizioni per rendere inevitabile l'intervento da parte della Russia. Non è che non veda, naturalmente, che la Russia, prevedendo dal suo punto di vista la crescente deriva occidentalista e adesionista alla Nato dell'Ucraina, che giudica pericolosa, ha da molti mesi, forse anni, preparato l'intervento. Però mi pare evidente che la stessa Russia si sarebbe accontentata di mantenere lo status quo, con un cuscinetto di sicurezza intorno a sé e non avrebbe mai cercato rogne con l'Europa, perché non è nel suo interesse. Mi pare, da questo punto di vista, del tutto infondato lo spauracchio che, tra la le incredibili bugie della propaganda di guerra, viene alimentato sul fatto che questo sarebbe il primo atto di un'escalation militare russa contro l'Europa. Vero è, altresì, che l'Europa, già da prima del colpo di stato che esautorò il governo amico della Russia, alimenta con armi e fatui miraggi di benessere il regime nazional nazista ucraino, uno dei cui primi atti fu quello di mettere fuori legge il partito comunista, due giovani dirigenti del quale sono stati arrestati in questi giorni e rischiano la vita. Il conflitto, basta vedere gli atti e leggere le posizioni, è stato tenacemente pianificato e cercato dalle élite di comando economiche e politiche euroamericane. La guerra, come è sempre nella storia del capitalismo, è stato ritenuto lo strumento principale per uscire dalle secche e dallo stagnazionismo dove il virus e la potenza economica cinese ed in parte russa, avevano confinato l'economia americana. La decisione di inviare armi all'Ucraina per alimentare un conflitto che non ha possibilità di vittoria, è un atto di incoscienza e, mi viene da dire, criminale. Mette in conto la possibilità (o è proprio quello che cercano?) di un conflitto mondiale, anche nucleare, o il mantenimento, che poi alla lunga sarebbe la stessa cosa, di un conflitto nel cuore dell'Europa. Se voleva la pace l'Europa avrebbe dovuto subito proporre (cosa che dovrebbe fare ora) un accordo alla Russia che chiedesse il ritiro delle truppe ma il riconoscimento delle ragioni della sua sicurezza che consistono nella neutralità dell'Ucraina e nell'autonomia delle regioni russofone.

La mia curiosità è molto stimolata dal cercare di capire quel che accade sul serio e chi combatte dalla parte ucraina. Pongo interrogativi e faccio ipotesi. Mi pare probabile o evidente che Putin ha sbagliato la valutazione sulla capacità di resistenza e quindi sul livello di nazional nazificazione che il regime ucraino era stato capace di imporre al Paese. Mi pare altresì di aver capito che l'esercito ucraino si è sfaldato, che a combattere siano principalmente miliziani, abbondantemente riforniti dall'Occidente e che la lentezza dell'avanzata russa è determinata non tanto tanto dalla potenza della risposta bellica dei combattenti ucraini, quanto dalla volontà russa di risparmiare attacchi indiscriminati e alle popolazioni civili e colpire obiettivi sensibili e i covi e le roccaforti del regime. La cosa che constato con certezza è che la nostra non è più informazione ma propaganda di guerra infarcita di bugie con una potenza di fuoco devastante alla quale non è facile sottrarsi.

L'intervento russo ha aperto una discussione tra i comunisti, nel mondo, pro o contro Putin. C'era da aspettarselo, dopo che le sedi del confronto tra i vari partiti si sono rarefatte e parcellizzate. Mi pare che la questione più spinosa e che tiene banco è quella del diritto dei popoli all'autodeterminazione. Uno degli interrogativi riguarda il perché il Partito Comunista della Federazione Russa abbia appoggiato Putin, essendo l'unica forza in Russia col 20% dei voti e una buona rappresentanza alla Duma, in grado sul serio (altro che il delinquente e inesistente Navalny) di opporsi al despota russo. Io penso che l'abbia fatto, più che per riconoscimento del diritto alla sicurezza della Russia, per non isolarsi ed essere scollegato, forse travolto, dall'opinione popolare russa, pur con tutti i limiti di nazionalismo che essa possa avere. Questo, oltre a fare giustizia sulle tante scemenze sul crollo di Putin, è un elemento che i compagni russi giudicano imprescindibile. In ogni caso io credo che potremmo fare a meno di questa discussione. Penso che ci si trovi nel classico di una contraddizione intecapitalistica nella quale, senza sposare nessuno, occorre scegliere il nemico meno pericoloso per i comunisti e per la pace. Pur con tutti i suoi limiti, Putin si fa preferire rispetto all'imperialismo americano e, rispetto al regime ucraino, non mette in galera i comunisti.

 

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