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LA PENSIONE DEL PADRONE

06/05/2021 21:21

Redazione

Politica,

LA PENSIONE DEL PADRONE

Ammetto che il titolo è un po’ provocatorio ma io sono rimasto sconcertato e pieno di dubbi e interrogativi sulla proposta di riforma delle pensioni ...

Ammetto che il titolo è un po’ provocatorio ma io sono rimasto sconcertato e pieno di dubbi e interrogativi sulla proposta di riforma delle pensioni avanzata dai tre sindacati al governo. Voglio dire subito, proseguendo nella provocazione, che a me pare più un modo per aiutare le imprese a liberarsi dai dipendenti, piuttosto che per mandarli in pensione in modo equo e dignitoso. In ogni caso è un progetto che si muove nell'ottica di ritenere necessario un contenimento della spesa pensionistica e di subordinare questa all'aumento dei profitti. I media dicono che i sindacati chiedono di abbassare l'età pensionabile a 62 anni. Non è vero. Vale per quelli che hanno cominciato a lavorare prima del 1996, mentre gli altri subiranno, se vogliono andare in pensione, delle penalizzazioni consistenti (da 2,8 a 1,5 dell'assegno sociale). Sarà un incentivo al lavoro nero che toglierà spazio ai giovani. CGIL CISL e UIL puntano a diffondere i contratti di espansione e di isopensione (?) che nascono in realtà dalla esigenza per il lavoratore di rendere meno doloroso possibile il licenziamento o l'uso degli ammortizzatori sociali ma corrispondono, principalmente, alla esigenza dell'azienda di disfarsi del personale. La tutela delle donne è affidata ad un tale guazzabuglio di calcoli tra numero dei figli, anni di contribuzione e altro, da apparire un paravento privo di una significativa efficacia. Poi ci sono altre richieste trascurabili tra le quali spiccano, però, due elementi. Il primo è l'incentivazione alle assicurazioni private col sistema del silenzio assenso e il secondo è che la richiesta di separare la previdenza dalla assistenza, storica battaglia del movimento operaio, è relegata all'ultimo posto con evidente scarsa o nulla convinzione. Questa sarebbe in realtà decisiva perché servirebbe a demolire il mantra (infondato e immorale) sul quale è stato costruito l'attacco al sistema pensionistico negli ultimi decenni, cioè la sua pretesa insostenibilità. Se l'Inps non fosse stata gravata della cassa integrazione di altre prestazioni assistenziali, i suoi conti navigherebbero in acque assolutamente tranquille. Il Fondo lavoratori dipendenti è sempre stato in attivo e il disavanzo riguarda principalmente il fondo degli autonomi che, a fronte di basse prestazioni ha avuto, storicamente, basse contribuzioni. Se si facesse una politica rivolta all'aumento dei posti di lavoro, aumenterebbero le contribuzioni e i conti, tutti, tornerebbero in ordine. Il bilancio Inps è stato recentemente gravato di un cospicuo debito derivato dall'assorbimento della INPDAP che lo aveva contratto per conto dello Stato e non riguardava le pensioni. Se si eliminasse, almeno parzialmente l'evasione fiscale, l'ente previdenziale potrebbe mandare a Natale il panettone a tutti gli italiani con accluso un assegno premio. Ma l'evasione fiscale (che è un fatto di classe) che una volta era, almeno ipocritamente evocata, è del tutto e da parte di tutti scomparsa dai radar. Anche essa, nella tecnocrazia modernista e liberista del Piano Draghi, sarà individuata come uno dei fattori dello sviluppo.

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