Con "il Pd è morto" intendo alludere alla non remota possibilità che il Pd umbro si dissolva o rimanga elettoralmente e politicamente confinato in una posizione marginale e che, in ogni caso, sia perduto per una politica progressista e alternativa al centro destra. Il Congresso ha certificato l'esistenza di una crisi gravissima di quel partito, crisi a cui non ha dato risposta. Non so prevedere e nemmeno mi interessa farlo, che cosa accadrà adesso, se le persone e le correnti che si sono sbranate e ripudiate al congresso troveranno (incredibilmente) il modo di rimettersi insieme in nome di una riconquista (allo stato più che improbabile) di una gestione del potere che, forse ad eccezione di un speriamo ingenuo Torrini, è la linfa di vita loro e del partito. Con la vittoria di Bori mi pare di poter dire che assurge alla guida del Pd una nuova classe dirigente e una nuova base sociale che sostituisce anche i vecchi arnesi ex Pci e ex Dc e che rompe, ove ce ne fosse ancora, qualunque legame con la politica in qualche modo tradizionale. E' un mondo irrevocabilmente liberale, tecnocratico e modernista quello che conquista il Pd. Quelli di prima venivano da una cultura classica approdata al liberismo. Questi nascono proprio liberisti. Il "vincitore" Bori, dietro il mantra qualunquista e astratto di "scriviamo tutta un'altra storia", vuole in realtà sfidare la destra non sul piano della differenza, ma della efficienza. Cioè dimostrarsi più bravo nel gestire contenuti politici e amministrativi non dissimili da quelli dei suoi avversari. Illuminante è la posizione del Pd (quello che rimane) sulla vicenda del cosidetto Polo sanitario pubblico privato di Terni e del rifacimento del Libero Liberati, oppure anche sulla vicenda, che torna di moda, del nuovo Curi a Perugia, dove non solo non si oppone ma segue l'onda della marea montante. Dalle rape non si può cavare il sangue. Insistere sull'idea di ricominciare dal Pd o dal centro sinistra mi pare una inutile, illusoria e dannosa perdita di tempo. Se si valuta, come qualcuno fa, che dopo il Pd non c'è niente, meglio starsene a casa e contribuire con attività di studio e pubblicistiche a costruire la speranza di tempi migliori. L'Umbria può essere il terreno di una sperimentazione nazionale. Ricostruire una nuova Sinistra dal carattere programmatico e plurale. In Umbria esistono partiti, associazioni, movimenti, personalità, culture a cui, senza rinunciare alla propria identità, si può chiedere di impegnarsi, a cominciare dalla (vera) opposizione al governo Draghi, in un programma e in un patto di unità di azione contro l'Amministrazione di centro destra e per un'alternativa ad essa. E' sbagliato a non provarci.