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PERUGIA: LA B VAL BENE UNA MESSA

18/05/2021 20:15

Leonardo Caponi

Politica,

PERUGIA: LA B VAL BENE UNA MESSA

La pandemia e le conseguenti limitazioni hanno impedito l’esplosione dei festeggiamenti per la promozione e il ritorno in serie B del Grifo...

La pandemia e le conseguenti limitazioni hanno impedito l’esplosione dei festeggiamenti per la promozione e il ritorno in serie B del Grifo. Non sono un antiternano, forse per essere figlio di una madre, figlia di perugini, nata e vissuta per alcuni anni a Terni, e sono quindi anche contento che il derby, il prossimo anno, si faccia in una serie dignitosa, anche se il derby è sempre una partita rognosa e, specie quelli con la Ternana, mai prevedibile. Ricordo i tempi di quando ero ragazzo nei quali, con un mio zio falegname, andavamo in trasferta al vecchio stadio di Viale Brin, fatto con i gradoni di cemento già grigi e ancor più ingrigiti dalle polveri delle Acciaierie. I primi anni c’andavamo con la 500, poi col millecinque, a seconda dei successi professionali di mio zio e dell’impresetta che aveva fondato con i suoi compagni di lavoro. Non era facile vincere a Terni e non mi pare di averlo mai visto. Tuttalpiù pareggiavamo. Ricordo un centravanti della Ternana, Passalacqua che ci faceva sempre impazzire. Tant’è che il Perugia, se non sbaglio, finì per comprarselo, ma non ebbe la stessa resa di Terni. Potrei ancora andare avanti a lungo in questo dolce amarcord ( e non è escluso che in futuro lo farò) ma scrivo questa nota per fare un appunto sulla squadra e uno sulla città. Io credo, palando da tifoso storico, dai tempi del vecchio S. Giuliana e del nuovo Curi, che il rischio più grande sia quello che Santopadre, anche quest’anno come ha sempre fatto, rifaccia la squadra del tutto o quasi. Io penso che il limite fondamentale delle sue gestioni è che ogni anno il Perugia deve ricominciare da capo. In linea di principio la sua politica di contenimento delle spese è anche giusta e apprezzabile. Però, cambiando continuamente i giocatori (e anche gli allenatori) e ruotando i giovani che riesce ad ottenere in prestito dalle altre squadre, facendoli giocare con alcuni “catorci” di vecchio nome, deve sempre sperare di azzeccare le mosse e, per la scalata della A, non mai stato così. Ricomposta, o quasi, la frattura che c’era stata, non so come reagiranno i tifosi alla parola d’ordine che il presidente ha lanciato di “mantenere” la B. Il silenzio dei tifosi mi lascia curioso e forse è dettato dalla volontà di non riaprire subito nuove polemiche e aspetta la campagna acquisti cessioni. Vedremo, personalmente penso il Perugia debba mantenere l’ossatura fondamentale di quest’anno con innesti di qualità…

   Il secondo appunto riguarda il Sindaco Romizi e la sua Giunta di centro destra che hanno inteso la promozione come un segnale di riscatto della città, come fu, con Ghini e Dattoma, alla metà degli anni ’70. Qui il Sindaco si sbaglia di grosso. Perugia non è una città in ripresa, è una città ancora in declino, anche con la promozione della squadra. L’industrializzazione, l’aumento della occupazione e del reddito, l’euforia degli anni ’70, erano tutta un’altra cosa di quella che è oggi, una città dominata dagli iper e supermercati e da un’economia terziaria e precaria (e di sfruttamento). E’ preoccupante che, nelle parole del sindaco rifaccia capolino (Santopadre per ora ha taciuto) l’idea del grande Curi. Verrebbe uno stadio che, a parte la parentesi quindicinale della partita, sarebbe in realtà un altro grande complesso urbanistico e commerciale che si andrebbe ad aggiungere ad una città che ne è piena. Per fortuna credo che, come è stato dall’epoca di Gaucci non se ne fare niente, perché i nostri imprenditori, assistiti, pretendono che lo stadio gli lo rifaccia lo stato, magari col credito sportivo, e che siano travolte tutte le regole dell’urbanistica e del buon senso amministrativo.  

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