Lo sfruttamento ed il PCI.
Carlo Romagnoli
# Come Comitato di Redazione di “Nuova Umbria” abbiamo inserito tra le grandi categorie di argomenti che il giornale si propone di affrontare anche il tema “Lavoro e sfruttamento” e questo breve articolo si propone di fornire alcuni primi elementi di metodo per iniziare ad esaminare:
a) quali e quante forme di sfruttamento siano oggi messe in atto dal capitale;
b) quanto ampia sia la platea degli sfruttati, cioè la loro composizione tecnica e quale soggettività politica crea oggi vivere la condizione di sfruttato, cioè quale sia la collocazione politica degli sfruttati.
## Un primo problema di metodo riguarda l’approccio da seguire per analizzare le attuali forme dello sfruttamento e le loro dimensioni relative.
In prima battuta qui si propone di iniziare a valutare il problema facendo riferimento alla massa del capitale da valorizzare e alle sue variazioni nel tempo. David Harvey in Cronache Anticapitaliste (Feltrinelli, 2020, pp 218) afferma che “ il capitale cerca sempre la crescita e deve essere così perché è animato dal perseguimento del profitto. Una economia capitalistica sana è una economia in cui tutti hanno profitti, il che significa che a fine giornata esiste più valore di quello che c’era all’inizio. Il valore eccedente a fine giornata poi è utilizzato, grazie alla forza delle “leggi coercitive” della concorrenza, per creare ancora più valore. La crescita capitalistica è crescita composta e ...... le dimensioni dell’economia globale raddoppiano ogni 25 anni circa.
All’epoca di Marx il raddoppio delle dimensioni dell’economia ogni 25 anni non costituiva realmente un problema, ma oggi non è più così. L’economia da 4000 miliardi di dollari nel 1950 è diventata una economia da 40.000 miliardi di dollari nel 2000, per arrivare agli 80000 miliardi di dollari di oggi ( in dollari costanti del 1990). Se continua cosi avremo nel 2050 una economia da 160.000 miliardi di dollari, da 320.000 nel 2075 e cosi via..... Questo crea problemi per la produzione, la distribuzione, il consumo e la realizzazione di valore nei mercati globali sotto il governo del capitale, in quanto si tratta di trovare occasioni remunerative di investimento per gli 80.000 miliardi di dollari ora disponibili ( molti dei quali bloccati in fondi di investimento): dove e come il denaro possa essere investito redditiziamente è un problema critico...... ( op cit, pag 30-31)”.
### Se passiamo ora ad elencare le principali caratteristiche delle società quotate in borsa troviamo che le aziende oggi estraggono valore:
- dalla concessione di crediti (banche, finanziarie, assicurazioni, etc);
- dalla produzione di beni di produzione (robotica, impiantistica, etc) e di beni di consumo (industrie automobilistiche, farmaceutiche, alimentari, costruzioni, etc);
- dalla gestione delle tecnologie dell’informazione (Google, Microsoft, Baidu, Facebook, IBM, etc);
- dalla estrazione e sfruttamento di materie prime ( petrolio, minerali, etc) e seconde (scarti di processi industriali, rifiuti, etc), ;
- da altri processi produttivi con vari livelli di integrazione tra quelli sopra richiamati.
Rinviando a successivi approfondimenti per quanto riguarda le necessarie quantificazioni dei volumi di capitali valorizzati in ogni settore e le relative tendenze, appare evidente che oggi in virtù della sempre maggiore massa di capitale da valorizzare allo sfruttamento del lavoro in fabbrica si sommano altri livelli di sfruttamento.
Propongo di assumere, a partire da una discussione aperta tra compagne e compagni che oggi lo sfruttamento del capitale si esercita su tre grandi aree di valorizzazione:
- il lavoro, tanto nella sua accezione più ampia che riguarda il lavoro produttivo e quello riproduttivo, quanto nel suo divenire, il che riguarda le trasformazioni del lavoro nella attuale società dove cresce in tendenza anche lo sfruttamento del lavoro cognitivo, che infine nella intensità vedendo sommarsi alla estrazione di plusvalore relativo ( che semplificando molto comporta sempre maggiore intensità dei ritmi di lavoro) anche un ritorno del plusvalore assoluto ( che, sempre semplificando molto, comporta estensioni della durata del tempo di lavoro); nel complesso a livello globale il numero di persone sfruttate sul lavoro aumenta, a differenza dei paesi capitalistici avanzati, grazie alla nuova divisione internazionale del lavoro avviata con la globalizzazione neoliberista di fine secolo;
- l’ambiente, dove le matrici fondamentali per la vita (aria, acqua e suolo) ed tutti gli ecosistemi sono continuamente e progressivamente sfruttati grazie a processi di spossessamento, esproprio, recinzione e predazione, esternalizzando rischi e danni per la salute e l’ambiente e costi di manutenzione e risanamento su ogni specie biologica, le persone che vivono nei vari ecosistemi e le pubbliche amministrazioni che li amministrano; il tutto avviene sulla base di una ottica lineare e meccanicistica per cui non vengono tenuti in conto gli effetti sistemici di rischi, danni e costi esternalizzati delle produzioni di rischio, tanto che oggi crisi climatica, crisi ambientale e alterazione della omeostasi tra uomo e ambiente sono problemi che riguardano tutti gli abitanti del pianeta;
- la vita, oggi divenuta il terreno di valorizzazione del capitale che rappresenterebbe la tendenza principale nei processi di accumulazione e riorganizzazione sociale: Shoshana Zubov in “Il Capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri” (LUISS 2019 pp 539) sostiene che lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione dato da aziende come Google, Microsoft, Facebook, etc. e che ne ha fatto la fortuna collocandole in vetta alla graduatoria delle aziende più quotate in borsa, si basa su processi - in continuo affinamento grazie all’autoapprendimento di algoritmi ed ad usi di classe dell’intelligenza artificiale - di espropriazione di tutta l’informazione che tutti noi ci scambiamo quotidianamente attraverso queste tecnologie, impossessandosene al fine di catturare il surplus comportamentale in esse contenuto e produrre così previsioni sulla nostra propensione al consumo e tecniche per modificare i nostri comportamenti in funzione delle esigenze di mercati e forze politiche.
Queste aziende: “rivendicano l’esperienza umana come materia prima di cui impossessarsi liberamente, ignorando ogni considerazione dei diritti, degli interessi, della consapevolezza e della comprensione degli individui; si impossessano dell’esperienza di un individuo per trasformarla in dati commerciali; si auto nominano proprietari dei dati comportamentali derivati dall’esperienza umana e rivendicano sia il diritto di conoscere quel che essi rivelano, sia il diritto di decidere come usare la conoscenza a tutti estorta (op. cit. pag. 192)”.
Le aziende che producono valore in questo modo stanno creando nuove divisioni tra chi sa, chi decide e chi decide chi decide, dando così vita al “capitalismo della sorveglianza .....[dove] ‘ i mezzi di produzione’ sono al servizio dei ‘mezzi di modifica del comportamento’... e il tutto conta su un grande apparato digitale, concentrazioni di conoscenze e capacità computazionali avanzate senza precedenti e una ricchezza immensa”.
Attualmente queste aziende estraggono valore dalla vita di chiunque utilizzi o addirittura si trovi nei paraggi - dato che si appropriano anche dei contenuti di conversazioni dirette tra persone - di telefoni, pc, tv e tutte le tecnologie per l’informazione e la comunicazione, dando luogo ad un processo di sfruttamento del tutto nuovo e di dimensioni globali.
#### Lavoro, ambiente e vita sarebbero dunque le fonti con il cui sfruttamento il capitalismo valorizza i circa 80.000 miliardi di dollari finora accumulati per cercare di trasformarli in una massa di valore superiore, facendo ricorso a livelli di violenza strutturale crescenti, pervasivi e distruttivi.
Tutto questo ha grandi implicazioni politiche, perché ci parla di enormi platee di sfruttate e sfruttati che corrispondono in sostanza alla quasi totalità degli abitanti che vivono nei paesi capitalistici, obbligati da una composizione tecnica del capitale del tutto fuori dal controllo degli strumenti di rappresentanza messi in campo dai comunisti nel secolo breve.
Dato che il fine primario del comunismo è abolire “lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo” grazie ad appropriate modalità di organizzazione degli sfruttati con cui porre limiti non effimeri agli sfruttatori e dato che “tutto scorre” anche lo sfruttamento si modifica nel tempo a seconda di come cambiano i vari contesti sociali, che possono modificarlo in ampiezza e profondità, modificando altresì numero e caratteristiche di sfruttati e sfruttatori.
Se nel fordismo la gran parte dello sfruttamento avveniva tramite la sottrazione del plusvalore agli operai, il Partito Comunista deve chiedersi quali siano, nel post fordismo, le modalità di sfruttamento effettivamente operanti, analizzando lo sviluppo dei mezzi di produzione e dei rapporti di produzione che contribuiscono alla valorizzazione del capitale e recuperare a partire da questa base di analisi la drammatica collocazione politica che oggi vede, soprattutto in Europa ed in Italia gli sfruttati affidarsi agli sfruttatori.
Bisogna quindi attrezzarsi allo scopo, aggiornare le analisi politiche e gli strumenti di intervento, fare inchiesta e promuovere dibattito e consapevolezza sui diversi, pericolosi ed escludenti livelli di sfruttamento attuali, studiando al contempo il divenire del nemico di classe ed i modi perversi e distruttivi con cui cerca di valorizzare l’enorme massa di valore di cui ci ha espropriato.