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Salvate il soldato Biden

28/08/2021 21:42

Leonardo Caponi

Politica internazionale,

Salvate il soldato Biden

Nei giorni scorsi Biden è stato bersaglio di un consistente fuoco amico, vale a dire di critiche attacchi, accuse, persino insulti, dal mondo politico

 

Nei giorni scorsi Biden è stato bersaglio di un consistente fuoco amico, vale a dire di critiche attacchi, accuse, persino insulti, dal mondo politico e dai commentatori internazionali americani o alleati degli americani. Il Corriere della Sera, ha pubblicato nei giorni scorsi un inusuale e per certi versi stupefacente articolo di biasimo di un editorialista, di cui non ricordo il nome, che rimproverava al presidente Usa di aver dismesso l'abito imperialista e lasciati indifesi gli europei e i poveri afghani. Poi è iniziata l'offensiva in suo soccorso. Lo stesso giornale confindustriale ha richiamato in servizio l'editorialista degli editorialisti, nonchè storico e tuttologo in tutte le trasmissioni e i talk della Rai, teologo democrat, Paolo Mieli per rettificare il tiro e dire che le colpe di Biden (troppo presto, poverino, per essere giudicato) comunque sono inferiori a quelle (manco a dirlo) di Trump. Questo finto dibattito nella borghesia occidentale sul ritiro "afghano" oscilla tra il surreale e il bugiardo o strumentale che dir si voglia. Si mette sotto la lente tutto o quasi, ma lo si fa al fine di scansare l’elemento essenziale della critica che è quella di aver invaso quel Paese. Ogni coscienza limpida e mente intellettualmente onesta vede che, per gli Usa e gli europei, il problema non è quello di essersi ritirati o ritirati troppo presto, ma è quello di esserci andati in Afghanistan, cosa che è all’evidente origine di tutti (dicasi tutti) i casini che ci sono oggi laggiù. Anche da questo dibattito sulla possibilità o meno di esportare la democrazia, non c’è una sola voce che si levi a dire basta con l’imperialismo (se disturba si può chiamare in altro modo) e la guerra fredda e basta con un rapporto col mondo arabo basato su una politica di interventi militari diretti, di sostegno a finte rivoluzioni colorate o meno e a gruppi e regimi fondamentalisti e terroristi utilizzati (come si vede con scarso successo) gli uni contro gli altri, che alimenta, nel corpo del mondo arabo, un permanente sentimento antioccidentale. Io credo che in Italia ci vorrebbero manifestazioni per dire queste cose e per dire che la cosa migliore per noi sarebbe di starcene a casa nostra. E non solo, naturalmente in Afghanistan.

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