La manovrina di 23 miliardi conferma la linea del governo. Il grosso è rivolto a sostenere lo sviluppo del profitto d'impresa, quelle medie piccole industriali e quelle degli artigiani e dei commercianti. Qualcosa è destinato a coprire i danni che questo tipo di ripresa fa sui lavoratori e i meno abbienti con misure "sociali" e ammortizzatori peraltro molto insufficienti. Tutto realizzato a debito che sarà pagato dai lavoratori dipendenti che versano i due terzi dell'introito fiscale dello Stato. Anche il cuneo fiscale sarà solo apparentemente a vantaggio dei pendenti (lo sarà di più per l'impresa) poiché lo sgravio contributivo sarà coperto con l'aumento delle imposte indirette, tasse e tariffe. Colpisce il misero aumento delle risorse per la sanità che sono appena due miliardi. Il ministro Speranza dice una bugia quando afferma che il grosso dei finanziamenti arriverà nel 2023 e 2024. Poiché non è stato l'unico a frequentare le aule parlamentari, chi ha avuto la fortuna di farlo sa benissimo che le previsioni triennali sono puramente teoriche o un obbligo formale e che, spesso anche in modo clamoroso, vengono modificate di anno in anno a seconda di varie varianti economiche e politiche. Quando si fa una "riforma" fiscale facendo sparire dal vocabolario le parole lotta all'evasione e all'elusione, tutta calibrata sui protagonisti dei mercati borsistici e sui detentori di colossali ricchezze e sulla parte "ricca" dell'impresa, non c’ è da stupirsi se il grosso del presunto aumento della ricchezza da PNRR andrà a questi ultimi e non ai lavoratori dipendenti. Chi protesta e chi lotta