"Un Paese come l'Italia dovrebbe aumentare le pensioni e ridurre l'età pensionabile. Io credo che nel nostro, come in tutti i Paesi civili e avanzati, potrebbe e dovrebbe essere concepito il tempo di vita del 25, 35, 60; cioè sino a 20/25 anni si studia e si è giovani, per 35 si lavora, dopo i 60 si gode del meritato riposo, dedicandosi alla famiglia e ai nipoti in un vivere che non è una condanna ma una soddisfazione. Se ci pensate 35 anni di lavoro sono tanti, una vita. Il fatto che non lo si faccia non dipende dalla mancanza di risorse e dalla non compatibilità, come dicono, del sistema pensionistico con il bilancio pubblico. La pretesa insostenibilità si è manifestata col passaggio dall'economia industriale a quella finanziaria. Quest'ultima cerca l'aumento dei capitali, riducendo il numero di chi li produce. Oggi, in Italia, concentrata in poche mani, viene prodotta una ricchezza maggiore che negli anni '70 e seguenti. Il problema è che, tra occupazione volutamente ridotta e tendente alla riduzione, bassi salari, precarizzazione, il gettito derivante dai dipendenti in attività non è più sufficiente a mantenere chi è in quiescenza, come era stato invece nei decenni scorsi. Nei secoli passati il problema della mancanza di posti di lavoro, indotto dalle nuove tecnologie, era stato risolto con la riduzione dell'orario di lavoro. Oggi questa soluzione viene violentemente osteggiata e negata dal sistema delle imprese il quale punta a drenare ricchezza dalla società per alimentare i mercati finanziari. Il governo Draghi, ma anche quelli precedenti, si sono mossi sostanzialmente su questa linea e hanno individuato nel sistema pensionistico e nella diminuzione delle sue prestazioni, la cassaforte principale per alimentare questa politica. Vorrei ricordare alcuni concetti sui quali ho scritto altre volte. Su 16 milioni e mezzo di pensionati i due terzi prendono pensioni non superiori al mille euro al mese e la metà gode solo dell'assegno sociale di 450 euro. Non c'è mai stato e non c'è, un pericolo di krac dell'INPS. Il Fondo lavoratori dipendenti è stato storicamente in attivo (credo lo sia tuttora) e il deficit è sempre stato provocato da quello degli autonomi e da operazioni di salvataggio impropriamente accollate all'Istituto, come quella dell'assorbimento recente dell'INPDAP che è stato portatore di un grande debito a sua volta causato da un debito non onorato dallo Stato. All'INPS sono accollati una serie di spese e costi che con le pensioni non c'entrano niente, come il pagamento gigantesco delle casse integrazioni. Altrimenti da sempre avrebbe i bilanci in pareggio. Se in Italia fosse stato minimamente sconfitto il fenomeno dell'evasione fiscale l'Istituto sarebbe in grado di pagare il pranzo di Natale ogni anno a tutti i pensionati italiani. Nella serie storica, gli aiuti dello Stato alle imprese private superano largamente quelli pagati per ripianare i bilanci INPS. Oggi c'è una buona proposta della CGIL e dei sindacati di ridurre l'età pensionabile a 62 anni. Sosteniamola. Bisognerebbe farne un campo di battaglia. Noi, quattro gatti del nuovo Pci siamo pronti, ma ci vorrebbe qualcosa di più "pesante" e determinato".