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LA RIVOLUZIONE RUSSA: 104 ANNI.

07/11/2021 18:19

Matteo Galli

Politica,

LA RIVOLUZIONE RUSSA: 104 ANNI.

"Aderire o non aderire?La questione non si pone per me.È la mia rivoluzione"

"Aderire o non aderire?

La questione non si pone per me.

È la mia rivoluzione"

 

Sono i versi di Vladimir Majakovskij, intellettuale, scrittore, artista a 360 gradi, definito il “Poeta della Rivoluzione Russa”, sostenitore, del grande cambiamento che si verificò in quella parte del mondo.

7 novembre 1917, una di quelle date che storicamente, culturalmente, socialmente, rappresentano, una cesura temporale, il fondamento di un nuovo paradigma.

Sono passati 104 anni da quel giorno di novembre, sono tanti, un secolo di distanza; la Rivoluzione russa si dispiegò, con varie fasi, con alti e bassi fino al 1992, 74 anni di Rivoluzione. Sono stati scritti migliaia di libri, sono state fatte migliaia di interpretazioni, tra revisionismo e settarismo. La rivoluzione russa è stata indubbiamente, “protagonista”, di quel secolo breve che è stato il 900, che si concluse proprio con la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

 Quali sono stati i fattori che hanno trasformato “il sentire collettivo” e che hanno inciso sulla teoria e la prassi dei popoli?

Quali sono gli aspetti di questa esperienza, che ancora oggi possono essere utili per interpretare la realtà?

La Rivoluzione d’Ottobre, fu la prima rivoluzione marxista, comunista e proletaria che incise fortemente nella società, preceduta solo dal tentativo della “Comune di Parigi”, primo “laboratorio” di rivoluzione ma che durò solo due mesi. In Russia si gettarono le basi per una trasformazione radicale della società. Sorse un nuovo “potere popolare” e una concezione politica alternativa a quella liberale capitalista: i Soviet, consigli espressi direttamente dai lavoratori, una sorta di partecipazione diretta.  Per la prima volta nella storia, venne introdotto il diritto di voto alle donne. Infine la Rivoluzione d’ ottobre, diede impulso a coloro che erano sempre stati esclusi dalla storia: i lavoratori, i proletari, i contadini; per loro si apriva un modello di società, diverso, inclusivo, dove potevano intravedere un orizzonte, prima inaccessibile, negato dal sistema borghese capitalista che in Europa aveva messo radici profonde.

Per questo, riprendendo Marx, “proletari di tutto il mondo unitevi”, la Rivoluzione ebbe un carattere universale, che influenzò le dinamiche anche dei paesi occidentali capitalisti, come ad esempio il “Biennio Rosso” in Italia, dove tra il 1919 e il 1920, una serie di lotte operaie e contadine ebbero il loro culmine e la loro conclusione con l'occupazione delle fabbriche e rivendicazione di diritti.  

Il carattere universale è riscontrabile anche nelle successive rivoluzioni anti - imperialiste della seconda metà del 900, che avevano come fine, la liberazione dei popoli dal colonialismo dei paesi occidentali.

C’ è da sottolineare che la Rivoluzione d’Ottobre, non fu seguita come nelle previsioni di Lenin, dei marxisti e del movimento rivoluzionario dell’epoca, da rivoluzioni negli altri paesi europei occidentali, dove il capitalismo era molto avanzato. Secondo le loro teorie, la rivoluzione sarebbe dovuta partire, proprio in quei paesi, dove avevano sperimentato le storture e le diseguaglianze portate dal sistema liberista capitalista.  Prevalse quindi, la tesi del “Socialismo in un paese solo”: la Russia (e nelle altre nazioni che andarono a comporre l’Unione Sovietica).

Il Mondo si divise in due blocchi: l’occidente capitalista e l’est Comunista, ognuno con la sua area di influenza.

74 anni di storia, di eventi, personaggi, che abbiamo visto direttamente o studiato sui libri di storia: fino alla fine, prima con la caduta del muro di Berlino nel 1989, poi con la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Questo percorso e i motivi che portarono alla fine del tutto, meritano una riflessione separata.

A distanza di 104 anni, il mondo in cui viviamo è completamente diverso ma forse non del tutto: il capitalismo / imperialismo si è trasformato in una tecnocrazia finanziaria, le diseguaglianze all’ interno della società sono rimaste; massimizzare i profitti, contrarre i salari, rendere il lavoro flessibile e precario, sono le scelte politiche, di chi dall’ alto, porta avanti ancora una “lotta di classe”.

In una società liquida, dove l’individualismo prevale nettamente sul senso di comunità, siamo tutti più smarriti, alla ricerca di un senso di appartenenza che non    c’ è più. Allora proviamo a spostare le lancette dell’orologio della storia in quel giorno di novembre del 1917 e “rubare” alcune pratiche che vennero a determinarsi: non servirebbe forse un nuovo “spirito” comunitario, per dare più tutele ai lavoratori?

Uguaglianza, dare a tutti le stesse opportunità di partenza, aprire un orizzonte di speranza per coloro sono solo dei piccoli ingranaggi senza rappresentanza, sono forse parole vecchie di 104 anni? Non Credo.

 

Eh sì, questa è ancora la mia Rivoluzione.

 

 

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