Silenti,
quando le bombe distruggevano Belgrado
e i droni falcidiavano bambini.
Silenti,
quando l'Iraq e la Libia
giacevano sotto un cumulo di missili made in USA.
Silenti quando lo Yemen sterminava civili e la Turchia i curdi,
quando la strage quotidiana in Palestina,
era la normale normalità che non meritava una lacrima.
Eravamo in pochi.
L'indignazione assente.
Le piazze deserte.
Ora sono piene,
bene.
Ma che non siano piene di retorica che come un fiume in piena, inonda il pianto del mondo.
Che sia l'ora che chi invoca armi, guerre e odio,
contro russi o ucraini, iracheni o libici, palestinesi o curdi,
venga chiamato con nome e cognome.
Relegato sotto la voce inumano.
Espugnato dal senno umano.
Come chi ieri silente, oggi inneggia alla pace.
La sua ipocrita pace.
Simone Cumbo