In una fredda sera del 29 marzo 1944, 7 antifascisti orvietani furono costretti a salire su un camion, seguito dai soldati della guardia nazionale repubblicana fascista e trasferiti in località Camorena e poi fucilati ad uno ad uno.
Alberto Poggiani, Amore Rufini, Ulderico Stornelli, Federico Cialfi, Raimondo Gugliotta, Raimondo Lanari e Dilio Rossi.
Sono passati 78 anni dall’ eccidio fascista dei “Martiri di Camorena”: il ricordo ci offre l'opportunità di riscoprire i valori fondanti della nostra Repubblica nata dalla Resistenza.
Una Resistenza, che non fu solo guerra civile, ma che rappresentò la lotta per un’idea diversa del mondo e della convivenza tra gli uomini, un'idea che non contemplava la violenza come strumento di lotta politica e di repressione.
La strage di Camorena è la manifestazione più tangibile per la nostra città, della brutalità di un regime, quello fascista, pronto a sopprimere uomini e ragazzi per la sola colpa di opporsi ad esso.
Questa ricorrenza, da sempre, ci ricorda le nostre radici, il nostro passato e ci lascia un dovere per le nuove e future generazioni: il compito di tenere viva la memoria di quel sacrificio.
Purtroppo la stretta attualità, con la guerra scoppiata tra Russia e Ucraina, ci deve indurre ad una attenta riflessione: quello che sembrava superato dalla “polvere del tempo” si è ripresentato ai nostri occhi.
Ripudio della guerra in tutte le sue forme, utilizzo della diplomazia come unico mezzo per prevenire e risolvere i conflitti, devono essere le basi del nostro agire; proprio per non cancellare e tradire quello che accadde la sera del 29 marzo.
La Pace non “si costruisce” con l’invio di armi, con l’aumento delle spese militari, con la censura, con il revisionismo e con una narrazione a senso unico.
La Pace si costruisce con una “Cultura della Pace” e con una pratica quotidiana della Pace.
Per il terzo anno consecutivo, a causa Covid e per una scelta politica dell’ amministrazione di centro destra, non sarà possibile celebrare ufficialmente la commemorazione, per questo prendendo in prestito le parole di Pietro Calamandrei, invitiamo tutti: "Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione".